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L’uso Responsabile Dei Social Media, Tra Linee Guida E Libertà D’espressione

L’uso responsabile dei social media, tra linee guida e libertà d’espressione

di Gianluca Comin

Il dibattito sulle opportunità e i rischi associati all’uso di internet e dei social media è in cima all’agenda dei decision maker di tutto il mondo. Si sollecita l’adozione di nuove misure volte a limitare gli effetti negativi, tutelando la libertà d’espressione. In un mondo diviso tra economie “avanzate” e “in via di sviluppo”, oggetto di preoccupazione condivisa è il ruolo che la Rete e i social ricoprono nel diffondere contenuti falsi o pericolosi, nell’alimentare un clima di odio e nel facilitare la manipolazione politica.

Per le economie in via di sviluppo, è utile leggere una recente ricerca condotta in 11 Paesi dal Pew Research CenterPublics in emerging economies worry social media sow division, even as they offer new chances for political engagement. Qui si mette in luce come stia radicalmente cambiando la percezione generale di Internet e dei social. Lo sviluppo digitale, inizialmente concepito come mezzo di liberazione e speranza per un’intera generazione, basti pensare al ruolo di Internet durante la Primavera Araba, ora viene sempre più percepito con sospetto e prudenza.

IL RISCHIO DI INTERFERENZA

Secondo la ricerca del Pew Center, l’opinione più diffusa è che Internet e i social abbiano ormai assunto un ruolo determinante in ambito politico, un ruolo che si traduce in effetti positivi e negativi. Se da un lato la facilità di accesso ai contenuti politici da essi favorita ha aumentato la capacità delle persone di aver un peso più significativo nella società, dall’altro lato, sono proprio le persone a correre sempre di più il rischio di essere manipolate. Nei Paesi in via di sviluppo presi in considerazione dalla ricerca, addirittura più della metà degli intervistati ritiene reale e considerevole il rischio che alcune potenze straniere possano interferire nei loro processi elettorali nazionali. Il 52% degli intervistati sostiene che grazie alla tecnologia è possibile comprendere meglio chi ha opinioni diverse, mentre il 58% afferma che una libertà di espressione disintermediata possa aggravare le ostilità fra persone con visioni differenti.

LA DIFFUSIONE VIRALE DELL’ODIO

Nei Paesi in via di sviluppo viene ancora riconosciuto il valore del web nel promuovere conoscenza e informazione: il 75% degli intervistati afferma infatti che spesso, o occasionalmente, scorge nuove idee e consulta costantemente Internet per trovare notizie più aggiornate e puntuali. Ma, fanno riflettere reazioni come quelle del governo dello Sri Lanka che ha inibito l’accesso ad alcuni social dopo gli attentati di Pasqua.

La decisione, presa con il fine di tutelare la sicurezza pubblica, ha favorito l’apertura del dibattito sugli effetti benefici, e non, di internet e dei social che potrebbero trasformarsi da mezzi di diffusione di informazione a mezzi di diffusione d’odio. Infatti, la causa dell’attacco terroristico di Pasqua in Sri Lanka (321 morti), rivendicato dallo Stato Islamico, sarebbe stata il precedente attentato in Nuova Zelanda all’interno di alcune moschee (51 morti) ripreso e trasmesso in diretta su Facebook. Come mostrano i recenti fatti di cronaca, il tema della diffusione d’odio in Rete è condiviso sia nelle economie avanzate sia in quelle via di sviluppo, mettendo in evidenza la necessità di predisporre maggiori accorgimenti volti a proteggere gli utenti e a evitare che episodi d’odio diventino virali.

LE LINEE GUIDA DEL CHRISTCHURCH CALL

Si chiama Christchurch Call, dall’omonima città neozelandese dove si è consumata la strage, l’iniziativa proposta alla conferenza Tech for Good di Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron e da quello Nuova Zelanda Jacinda Ardern, che, coinvolgendo i vertici di Facebook, GoogleTwitter, ha aperto una discussione volta a prevenire la diffusione di contenuti terroristici ed estremisti tesi ad alimentare l’odio online.

Le linee guida, specie per i social media, prevedono una serie di misure che vanno dalla regolamentazione di quanto condiviso in streaming e la segnalazione in tempo reale a nuove modalità per contrassegnare più facilmente contenuti inappropriati, passando per la rimozione pagine fake e la pubblicazione di rapporti relativi al materiale rimosso e l’impegno a creare nuovi algoritmi che promuovano contenuti positivi piuttosto che negativi.

La sfida di proteggere gli utenti, evitando che gli episodi d’odio si propaghino dal virtuale al reale, apre a sua volta il tema della tutela della libertà d’espressione in un gioco, per ora, a somma zero. Lo sforzo delle big tech e dei governi si pone in continuità con la necessità di rispondere alle esigenze di maggiore trasparenza, protezione e attenzione per gli utenti di tutto il mondo.

 

 

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