Comunità web M5S non sostituirà Pontida leghista
La comunità web del M5S non sostituirà mai la Pontida leghista
di Gianluca Comin
Due avvenimenti sono stati al centro delle cronache in questo inizio d’estate 2018, per motivi molto diversi tra loro. Due casi che riguardano, a loro modo, “la piazza”, una virtuale e una reale: da un lato un sondaggio online lanciato dalla pagina Facebook del Movimento 5 stelle, dall’altro il consueto raduno di Pontida che ha consacrato il ruolo di leader e mattatore incarnato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Comunità web M5S non sostituirà Pontida leghista
Grillini scivolati sul sondaggio
Comunità web M5S non sostituirà Pontida leghista: partiamo dalla sfortunata consultazione online del M5s e dall’eco mediatica che, a torto o ragione, le è stata riservata. Il social media team del Movimento, con l’evidente obiettivo di dare risonanza alle prime decisioni in materia di abolizione dei vitalizi per gli ex parlamentari, ha scelto di invitare gli utenti a scegliere tramite un clic “con chi stavano”: con i beneficiari dei vitalizi (indicati sbrigativamente come “La Casta”) o con il presidente della Camera Roberto Fico?
Una mobilitazione poco controllabile
Quesito dall’esito scontato visto il target, ma che si è tradotto in un’inaspettata gaffe: quando il contatore ha rivelato che il 65% era a favore della Casta, gli ideatori della consultazione si sono affrettati a cancellare il post. Una coincidenza sfortunata? No, perché poi è ricapitato con un sondaggio sulla Sicilia qualche giorno dopo. Quel che è certo è che la “mobilitazione” episodica su singoli temi ha un incredibile potere aggregativo, ma è difficilmente controllabile e si presta a potenziali distorsioni.
Non illudiamoci che “il popolo della Rete” sia un’entità diversa dalla società reale
La foga con cui una non-notizia come questa è stata coperta dai grandi media denota forse un atteggiamento da cui facciamo fatica a distaccarci: l’attrazione per il digitale (opposto a tutto ciò che sa di “analogico” o vecchio stampo, come manifesti e comizi) senza però rinunciare all’illusione che “il popolo della Rete” sia un’entità astratta diversa dalla società reale.
Il Movimento 5 Stelle, un aggregatore trasversale
Nessuno di noi ammetterebbe che il web non va presidiato. Permane però il sospetto verso tutto ciò che è confinato in una sfera così intangibile da dar luogo a connessioni mediate esclusivamente da uno schermo. E e a forme-partito, come nel caso del Movimento 5 stelle, che vanno oltre il concetto di “partito liquido” per raggiungere lo status di aggregazione trasversale di istanze sociali, di cui Beppe Grillo e i suoi sono stati formidabili collettori.
Tutto nato nei bagni di folla
Il Movimento nasce però dai bagni di folla del suo leader carismatico (come non citare le immagini di Beppe Grillo in una Piazza Maggiore gremita durante il primo V-Day a Bologna, l’8 settembre 2007) e anche nelle ultime campagne elettorali si è distinto per la sua capacità di “riempire le piazze”.
Una capacità mobilitante che non ha nulla da invidiare a quella di un partito al quale da sempre viene riconosciuto un livello senza precedenti di “radicamento sul territorio”: la Lega di Matteo Salvini. I telegiornali del weekend sono stati saturati dalle immagini del ministro dell’Interno mentre arringava i sostenitori sul “pratone” di Pontida, da sempre luogo simbolo per i leghisti.
Ora Salvini parla di buon senso
Se in passato trionfava il verde, oggi la Lega salviniana si è tinta di blu e parla a tutta l’Italia: «Il buon senso al governo», recitava lo slogan a caratteri cubitali sul fondale del palco dal quale ha parlato Salvini, mescolando riferimenti a Walt Disney e alla filosofa Simone Weil, al martire antimafia Rosario Livatino e al politologo Gianfranco Miglio.
Nemici chiaramente identificati
Il suo è stato un linguaggio diretto, senza giri di parole, con “nemici” chiaramente identificati: l’Europa delle élite e della finanza, gli “sciacalli” che speculano sull’emergenza migranti, le “multinazionali” dalla doppia morale, chi promuove tecniche eticamente discutibili come “l’utero in affitto”.
Giudizi taglienti, volutamente provocatori, nella consapevolezza di rappresentare plasticamente le sensazioni di un “popolo” che non accetta più promesse e giustificazioni. Un rapporto quasi simbiotico e fisico, nell’atmosfera surriscaldata della località bergamasca, che non ha nulla a che vedere né con gli spazi “ovattati” in cui si svolgono i dibattiti politici né con l’apparente asetticità dei luoghi di incontro online.
Il gap tra le due piazze è limitato
Eppure, commettiamo un errore di percezione nel considerare reale e virtuale come due sfere separate, nel giudicare viva la “piazza” di Pontida e “artificiale” quella dei social media. Se riflettiamo sulle ultime grandi campagne elettorali, su una sponda e l’altra dell’Atlantico, possiamo constatare come il gap sia molto meno incolmabile di quanto siamo abituati a pensare.
Barack, uso inedito dei social
Il fenomeno di Barack Obama, è utile ricordarlo, venne alimentato da un uso inedito della Rete e dalla capacità di segmentare scientificamente l’elettorato, ma si nutrì anche di una costruzione sapiente dell’immagine di un semi-sconosciuto senatore e dell’amplificazione dei suoi messaggi.
Obama suscitò entusiasmo con concetti di impatto come “speranza” e “cambiamento”
Il tutto fu facilitato da una capacità oratoria senza pari e dall’intuizione di innescare l’entusiasmo dei sostenitori con concetti di impatto come “speranza” e “cambiamento”. La vera forza che gli ha consentito di vincere è stata inoltre la capillarità delle azioni porta-a-porta dei suoi sostenitori e l’ossigeno assicurato da micro-donazioni che arrivavano con livelli record da ogni parte degli Stati Uniti.
Macron partiva da brutte condizioni
Lo stesso modello replicato da Emmanuel Macron in Francia. Il giovane ex ministro di François Hollande con un passato di banchiere e alto burocrate partiva dalle peggiori condizioni: privo di un partito strutturato e con un profilo che portava a un’immediata identificazione con l’élite.
Uso di esperti e raccolta dati
Ciononostante la sua piattaforma En Marche! si è servita dell’esperienza di professionisti francesi che avevano vissuto in prima persona le emozioni della campagna obamiana e che non hanno esitato a replicarne il modello bussando a oltre 300 mila porte di altrettanti elettori e raccogliendo tramite le interviste un prezioso database sugli orientamenti dell’elettorato.
Lo “stare sui social” non sostituirà mai del tutto il confronto con la “piazza”
Sbaglieremmo dunque a cadere nel tranello lessicale della dicitura “popolo del web”, che non esiste. Esiste piuttosto una società, come la nostra, in cui i social media e l’informazione in Rete sono parte integrante delle attività quotidiane e canali insostituibili di relazione interpersonale.
Con la rete calibriamo il target
Raccontare una proposta politica con strumenti digitali permette di aggregare persone che la pensano allo stesso modo aggirando le barriere geografiche e culturali e di moltiplicare in modo impressionante la capacità di penetrazione del nostro messaggio calibrando meglio i nostri target e spingendoli a una mobilitazione che è sia online sia offline.
Una facilitazione tra due mondi
Lo “stare sui social” (di cui è un maestro lo stesso Salvini, guidato dallo spin doctor Luca Morisi) non sostituirà mai del tutto il momento in cui il leader politico deve confrontarsi con la “piazza”. Facilita e rende molto più efficace il passaggio da una piazza virtuale a quella che raccoglie fisicamente i nostri sostenitori.