Scenario Italia, OCSE: cresce il Pil globale ma le prospettive restano incerte
L’aggiornamento delle previsioni economiche globali lancia dei segnali positivi ma pone anche delle preoccupazioni a medio e lungo termine, su tutte l’instabilità in Medio Oriente e le pressioni sui conti pubblici
“I segnali indicano prospettive in miglioramento”: sono parole incoraggianti quelle con cui l’Ocse accompagna le nuove previsioni di crescita globali. Il Prodotto interno lordo dovrebbe aumentare del 3,1 per cento quest’anno e del 3,2 il prossimo. A contribuire alla crescita saranno soprattutto alcuni mercati emergenti, come l’India, e gli Stati Uniti. Frenano rispetto alle previsioni precedenti la Cina (+4,9 quest’anno e 4,5 per cento nel 2025) e l’Eurozona, che vedrà il Pil in crescita dello 0,7 per cento quest’anno e dell’1,5 nel prossimo. In linea con i dati dell’area Euro anche l’Italia, mentre la Germania presenta ritmi di crescita inferiori.
Nucleare: Pichetto Fratin annuncia nuove norme. Concluso il G7 Energia di Torino, che ha sancito l’impegno dei Paesi membri a una maggiore collaborazione sul nucleare, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha annunciato la volontà del Governo di costruire “un quadro giuridico per il ritorno al nucleare”. Dal momento che i nuovi reattori di quarta generazione saranno pronti “alla fine di questo decennio”, il Ministro ha posto come obiettivo il termine della legislatura per aggiornare il contesto legislativo sul tema e consentire lo sviluppo della tecnologia in Italia.
I commenti sulle proteste pro-Palestina nelle università americane crescono sui social. Secondo il Washington Post, le immagini delle manifestazioni degli studenti si stanno rapidamente diffondendo online, documentando arresti da parte della polizia e l’allontanamento dei media. Nel frattempo, l’Ucraina ha presentato Victoria Shi, la prima portavoce con fattezze umane interamente creata tramite AI, concepita per diffondere informazioni sul conflitto con la Russia. In Europa, Meta si trova nuovamente al centro di una procedura formale avviata dall’Ue per una presunta violazione del Digital Service Act sulla condivisione di contenuti politici sui social media.