
Scenario Italia, l’Unione europea studia la risposta alla strategia dei dazi
Dopo l’annuncio di Donald Trump le istituzioni europee preparano le contromosse ai dazi generalizzati al venti per cento. L’obiettivo è continuare a cercare la via del negoziato per ridurre gli effetti negativi sull’Unione
“Conseguenze negative per milioni di persone”. Non utilizza mezze misure la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per descrivere ciò che accadrà dopo l’avvio della politica di dazi di Donald Trump. Dopo l’annuncio, i funzionari europei hanno iniziato a studiare le contromisure. In prima battuta, saranno attivate quelle contro i dazi su acciaio e alluminio, mentre nelle settimane successive saranno intraprese misure per fronteggiare i dazi reciproci al 20 per cento e quelli generalizzati sulle auto al 25 per cento. Per il momento, si escludono ritorsioni importanti contro le Big Tech statunitensi attive in Europa.
Nel 2024 è cresciuto il potere d’acquisto delle famiglie. L’analisi dell’Istat mostra un aumento della capacità di spesa delle famiglie pari all’1,3 per cento. Si tratta del risultato complessivo di una serie di fattori, tra cui l’aumento della spesa per consumi finali (+1,7 per cento) e la crescita della propensione al risparmio ( al nove per cento contro l’8,2 del 2023). Contribuisce all’aumento del potere d’acquisto anche il rallentamento dei prezzi dopo l’impennata dell’inflazione nel 2022 e 2023. Frena invece il valore aggiunto generato dall’economia nazionale, in aumento del 2,3 per cento, mentre lo scorso anno era cresciuto di più del nove per cento.
La sicurezza delle informazioni negli USA è di nuovo al centro del dibattito social. Dopo il caso Signal, è la vicenda legata a Michael Waltz a sollevare preoccupazioni sulla gestione delle comunicazioni sensibili dell’amministrazione americana. Il consigliere per la sicurezza nazionale, infatti, ha utilizzato il suo account Gmail personale per la condivisione di informazioni sensibili. Nel frattempo, la visita di Netanyahu in Ungheria e l’intenzione di Orban di lasciare la Corte Penale Internazionale hanno diviso l’opinione pubblica e scatenato forti preoccupazioni per il rafforzamento dell’asse tra Ungheria, Usa e Israele.