Non c’è fortuna ma metodo dietro il successo dei sondaggi francesi
Il passaggio al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi del candidato centrista e filoeuropeista Emmanuel Macron e della leader dell’estrema destra Marine LePen è sicuramene l’evento politico più discusso degli ultimi giorni. Non spetta a me fare valutazioni di carattere politico, quanto piuttosto cercare di capire quali “lezioni” possiamo trarre: dall’ambito digitale ai vituperati sondaggi, passando per il nuovo modo di raccontare un appuntamento elettorale così cruciale e denso di incognite.
Non solo “mi piace”. Sembra un’affermazione scontata, eppure in molti casi tendiamo ancora a considerare i social media come qualcosa di accessorio, utile solo per lo stuolo di “smanettoni” che non verrebbero raggiunti con i mezzi più tradizionali. Innanzitutto, è bene precisare una volta in più che una presenza forte e incisiva sui social network ha un’importanza che va ben oltre la contabilità dei “mi piace”. I contenuti che diffondiamo su Facebook o su Twitter sono parte integrante della nostra comunicazione giornaliera e un tassello fondamentale dell’immagine del candidato.
Sia nel caso dell’astro nascente Macron, ex ministro privo di un vero partito alle spalle, sia della veterana LePen, il web è uno strumento per convincere, per raccogliere consensi, per mobilitare e per amplificare la diffusione dei propri messaggi. Grazie a un post ad hoc sulla pagina Facebook o a un’efficace live twitting possiamo far arrivare le dichiarazioni rilasciate durante un programma televisivo anche a chi non è davanti alla televisione in quel momento. Comunicando in modo costante gli appuntamenti sul territorio permettiamo a chi è nelle vicinanze di organizzarsi per tempo e a chi è troppo lontano di seguire comunque il nostro comizio tramite una diretta.
Anche Snapchat nell’arena. Persino Snapchat, l’applicazione più amata dagli adolescenti, è diventata produttrice di contenuti politici: agli oltre 8 milioni di utenti giornalieri in Francia Snapchat ha offerto per la prima volta la possibilità di rivolgere direttamente domande ai vari candidati alla presidenza, a partire dal conservatore François Fillon. Da tempo il social dei video istantanei che si autodistruggono si è infatti impegnato sul fronte politico, avvisando i propri utenti dell’imminenza delle elezioni e addirittura garantendo la copertura (tramite una delle sue Storie) delle primarie del Partito socialista vinte dall’ex ministro Benoît Hamon.
La sorpresa dei sondaggi. Una delle maggiori sorprese di domenica sera è stata senza dubbio l’inaspettata accuratezza con cui i sondaggisti hanno previsto i risultati effettivamente conseguiti dagli 11 candidati, a partire dai due vincitori del primo turno. Dopo lo schiaffo di Brexit e la vittoria a sorpresa di Donald Trump lo scorso novembre, ci eravamo abituati a non credere più nei sondaggi, spesso accusati di sottostimare, più o meno volutamente, il consenso dei candidati anti-sistema. Il caso francese rappresenta un’inversione di tendenza? Non proprio.
Il britannico Guardian ha parlato di “sospiro di sollievo” per gli esperti, citando i ripetuti dubbi che il mago dei numeri statunitense Nate Silver aveva avanzato in merito all’eccessiva cristallizzazione delle previsioni dei colleghi francesi. Il vicedirettore di OpinionWay, Bruno Jeanbart, ha però spiegato al quotidiano che nell’ultimo decennio i progressi sono stati notevoli, soprattutto per quanto riguarda la selezione dei campioni. Una selezione raffinata dallo studio attento degli orientamenti di voto del passato e da un utilizzo intelligente delle rilevazioni online, più affidabili delle vecchie interviste telefoniche. L’ampia partecipazione al voto, inoltre, ha considerevolmente abbassato la probabilità di incappare in errori clamorosi. Non tanto sondaggi fortunati, quindi, ma condotti con estrema professionalità.
Il fenomeno delle newsletter. Infine, un appunto sulla copertura da parte dei media italiani: al netto del lavoro eccellente svolto dai corrispondenti dei grandi giornali, il fenomeno delle newsletter ha raggiunto negli ultimi mesi proporzioni davvero rilevanti. Se pensiamo alla celebre analisi mattutina “List”, firmata ogni giorno dal giornalista Mario Sechi, o alla corrispondenza dagli Stati Uniti di Francesco Costa del Post, possiamo concludere che la newsletter è a oggi la forma più innovativa di giornalismo che utilizza uno strumento ormai tradizionale come la casella mail.
Il caso Maselli. Tre i punti di forza: raggiunge con continuità un pubblico sempre più fidelizzato, condensa informazioni e riferimenti utili che possiamo leggere in qualsiasi momento della giornata, diventa un appuntamento fisso che valorizza la professionalità e la capacità di analisi di chi la redige. È il caso, per queste elezioni francesi, di Francesco Maselli del magazine IL, al quale è stato dedicato su Twitter l’ironico hashtag #MaratonaMaselli (sulla scorta della più nota maratona televisiva di Enrico Mentana). A dimostrazione che anche nell’era dei social il vero giornalismo non è destinato alla scomparsa, ma solo a un’imprevedibile evoluzione.
* Twitter @gcomin