Lobbisti per l’alta finanza? Non solo squali
Parlare di lobby e finanza non dovrebbe destare particolare scalpore.
Da sempre infatti, nel senso comune, i grandi attori della finanza mondiale esercitano una pressione indiscussa sui decisori pubblici, contrapponendo alla debolezza di governi dotati di risorse sempre più scarse il loro potere di ricatto: se la tassazione e la normativa non sono di mio gradimento mi sposterò in un contesto nazionale più accogliente.
I soldi, puro potere. I soldi, come si sa, sono una delle forme di potere più pure ed elementari, e non è banale riconoscere che i big del business mondiale possiedono oggettivamente la capacità di intervenire sui processi decisionali.
Ma in che modalità avvengono tali interventi?
Si servono di canali interni o di attori esterni?
Si può parlare di lobbisti della grande finanza?
C’è un apposito Council. A fine gennaio 2016 Bloomberg ha dato la notizia dell’assunzione da parte del Pegcc di Mike Sommers, capo di gabinetto dell’ex speaker repubblicano alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti John Boehner.
Il Pegcc è il Private Equity Growth Capital Council: fondato nel 2007, raccoglie sotto le sue insegne 35 società di private equity e 19 società legali e di revisione contabile.
Il suo scopo? Permettere ai propri associati un’interlocuzione autorevole e costante con i decisori e i regolatori pubblici.
Fanno parte del Council colossi quali Blackstone e Carlyle, consapevoli che da questa membership derivino maggiori vantaggi rispetto all’azione individuale.
Legame evidente col GOP. Alla testa del Council siede Ken Mehlman, che ha guidato in passato il Comitato nazionale del Partito repubblicano.
Il collegamento tra il cosiddetto “big business” e il Grand old party sembra dunque evidente.
Bloomberg ricorda che il candidato sconfitto da Obama alle elezioni del 2012, Mitt Romney, venne subissato di critiche proprio per le sue passate decisioni in materia di occupazione quale direttore di un fondo di private equity.
Avere un passato di distruttore di posti di lavoro non giova nella corsa per la Casa bianca.
In Europa 1.700 lobbisti per 120 milioni di euro di spesa annua
Parlare di «lobby della finanza» non basta, perché si rischia di scadere nel macchiettistico o nel complottismo.
Ogni discussione necessita di numeri su cui ragionare.
Proprio per questo Corporate Europe Observatory (un gruppo di pressione che monitora la condotta delle corporation) e la Camera di lavoro federale austriaca hanno elaborato un report per quantificare l’influenza della finanza in Europa.
Si tratta davvero, come ebbe a dire un commissario europeo, «della lobby più potente del mondo»?
Il report (“The Fire Power of the Financial Lobby”) mette in fila le cifre: 700 entità, 120 milioni di euro di spesa annua, 1.700 lobbisti.
”Invasione” a Bruxelles. Una potenza che rischia di invadere senza alcuna resistenza i corridoi brussellesi, hanno denunciato gli estensori del report.
Anche il livello nazionale è un campo di battaglia da non sottovalutare.
Pensiamo alla City di Londra, cuore finanziario dell’intero continente europeo: il quotidiano progressista Guardian denunciò qualche anno fa una «guerra d’attrito» tra finanza e istituzioni che bruciava oltre 90 milioni di sterline annue.
Più di 38 agenzie di lobbying ricevevano da banche, assicurazioni, hedge fund e fondi di private equity quasi 16 milioni di sterline.
Polemica Osborne-Google. La polemica è recentemente riesplosa oltre Manica quando il Cancelliere Osborne ha dichiarato di aver raggiunto un accordo per sanare la presunta evasione fiscale di Google.
Il Guardian è tornato all’attacco evidenziando la frequenza dei contatti tra il colosso di Mountain View e il governo britannico (25 incontri ministeriali in due anni) e la presenza sospetta di innumerevoli consiglieri della multinazionale con un passato in politica.
Un rapporto incestuoso tra business e politica? Il dibattito è aperto.
Gli squali vogliono dimostrare il loro apporto positivo all’economia
Nel frattempo negli Stati Uniti Mike Sommers, che aveva iniziato a lavorare con Boehner (l’omologo del nostro presidente della Camera) da stagista, ha già annunciato che i suoi principali obiettivi saranno l’ampliamento della membership del Consiglio di rappresentanza dei fondi di private equity e la conduzione di ricerche in grado di dimostrare l’apporto positivo del settore all’economia.
Otto milioni di posti. Gli squali della finanza non sono solo dediti al proprio arricchimento personale, evidenzia la Pegcc, ma forniscono capitali per la crescita di 11 mila società americane, dando lavoro a quasi 8 milioni di persone.
Agire sul dibattito pubblico riequilibrando le accuse degli avversari e rispondere con le cifre a vaghe accuse pregiudiziali è il vero segreto di ogni attività lobbistica.
Le risorse sono certamente fondamentali, ma è la capacità di convincere, con dati e solidi argomenti, che determina il successo.
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