Come affrontare il cambiamento nel mondo dell’energia
di Gianluca Comin
Parlare di cambiamento associato al mondo dell’energia è diventata ormai una consuetudine. Eppure, non dobbiamo cadere nella trappola di “abituarci al cambiamento”, di dare per scontato di essere ormai pronti ad affrontare uno scenario dinamico, all’interno del quale il mantra dell’innovazione è sufficiente come alibi.
Un tema che è stato discusso durante le recenti Giornate dell’Energia (Trevi, 16-17 novembre) promosse da Globe e dalla sezione italiana del World Energy Council in collaborazione con la Luiss School of Government e l’Associazione Italiana dei Collaboratori parlamentari.
IL GRANDE CAMBIAMENTO DEL SETTORE ENERGIA
Il cambiamento assume molteplici forme. È un cambiamento dei modelli di business, delle aspettative dei clienti e dei nostri stakeholder, di sensibilità del decisore pubblico, di integrazione con altri settori e di capacità di rispondere alle sfide poste dalla tecnologia.
Pensare di aver “addomesticato” il cambiamento ci porta fuori strada: stiamo vivendo una “grande transizione”, che riguarda in forma diversa tutti coloro che operano e si accostano al settore dell’energia. Le aziende, innanzitutto, che devono adattare il proprio business plan, ma soprattutto il modo di raccontarsi ai propri stakeholder: dalla clientela ai media, dalle risorse alle istituzioni.
I decisori pubblici, che devono adottare un atteggiamento pragmatico che permetta di conciliare i grandi obiettivi a medio-lungo termine con le esigenze di breve periodo (prezzo dell’energia, sicurezza dell’approvigionamento ecc.). Il mondo dell’associazionismo, che deve trovare la chiave per non essere confinato in un perimetro di mera rivendicazione, diffondendo piuttosto una narrativa che metta in evidenza il ruolo strategico e l’elevato livello di professionalità che il settore racchiude.
Infine, i rappresentanti di interesse, sempre più chiamati a sperimentare strumenti tradizionali e innovativi di coinvolgimento.
LA SFIDA DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
Le sfide che stanno rivoluzionando il settore sono tantissime e sarebbe impossibile riassumerle tutte in poche battute. Partiamo dal mantra della sostenibilità, che diamo ormai per scontato. È solo nel 1987 che con il rapporto Bruntland, frutto del lavoro condotto da una commissione delle Nazioni Unite, si arriva a una delle più affascinanti definizioni di cosa significhi essere sostenibili: la possibilità di una generazione di soddisfare i propri bisogni senza impedire alle generazioni successive di fare lo stesso.
È una definizione che, nel caso della sostenibilità ambientale, esprime al meglio la vera “posta in gioco” che ha animato le grandi battaglie di questi ultimi decenni: tutelare il nostro pianeta, non mettere a rischio il futuro di coloro che arriveranno dopo di noi.
Essere “sostenibili” si è tradotto in una miriade di decisioni, anche di business, da parte dei grandi attori del settore: dagli investimenti in rinnovabili delle major petrolifere al graduale phase-out dal carbone per la produzione di energia elettrica. L’impegno della sostenibilità non deve essere solo concreto e misurabile, ma soprattutto credibile.
In termini di posizionamento e reputazione nessuno può permettersi di fare green-washing o di eludere le aspettative dei consumatori (e degli azionisti) con vaghe promesse.
IL COSTO DELLE BOLLETTE E IL PESO SU AZIENDE E FAMIGLIE
«L’elettricità non è più un lusso. È una necessità». Questo è un passaggio di un discorso del presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt del 1932 che rende bene l’idea di quanto l’elettrificazione abbia rappresentato in termini di qualità della vita, competitività dell’industria ed evoluzione della società.
Un divide, quello in campo elettrico, che è stato affrontato con lo stesso impegno che è oggi richiesto per il digital divide nel settore delle telecomunicazioni.
Il discorso si sposta, nel contesto italiano, sulle bollette. Il costo eccessivo dell’approvigionamento energetico è da sempre una delle voci che le categorie produttive indicano come una «zavorra intollerabile» per l’industria italiana, oltre a essere un peso spesso insostenibile per le famiglie. Un altro fronte del cambiamento che riguarda tutti, decisori e aziende.
Il consumatore vuole trovare tutte le informazioni che gli servono con rapidità, dunque è fondamentale lavorare a portali e applicazioni che siano accessibili e funzionali
La tecnologia, infine, ha cambiato il modo stesso in cui viene impostato il rapporto tra l’azienda e la propria clientela: il consumatore vuole trovare tutte le informazioni che gli servono con rapidità, dunque è fondamentale lavorare a portali e applicazioni che siano accessibili e funzionali.
Inoltre, vuole poter decidere la fonte di approvvigionamento della propria energia, monitorare costantemente i costi, avere risposte soddisfacenti in poco tempo.
L’IMPERATIVO DEI PROSSIMI ANNI È LA ACCOUNTABILITY
La comunicazione è dunque sempre più un fattore critico: comunicare vuol dire, per un’azienda, rispondere alle sfide che abbiamo passato in rassegna con una reputazione solida, con impegni tangibili, creando un rapporto di fiducia con i propri stakeholder (dai consumatori agli azionisti), identificando una narrazione autentica che ne metta in luce il ruolo strategico nella società, gestendo l’eventuale dissenso con un ascolto costante delle comunità e il dialogo con tutti i portatori di interesse.
Per le istituzioni comunicare vuol dire essere aperti agli input che provengono dal settore, non trincerarsi dietro letture dei grandi fenomeni globali che non tengono conto della realtà sul campo, promuovere occasioni di dibattito che siano opportunità per mettere intorno al tavolo le diverse istanze e cercare insieme soluzioni.
Non solo alimentando contrapposizioni o reciproca diffidenza. L’imperativo dei prossimi anni è dunque quello dell’accountability.
Un termine impossibile da rendere in italiano, la cui traduzione più concreta è forse quella della «responsabilità sociale» che deve ispirare l’agire di ogni organizzazione. Una “response-ability”, potremmo concludere con un gioco di parole, che è innanzitutto la capacità di dare risposte ai grandi interrogativi del presente.