Inutile e morente: è la stampa politica, bellezza
«La stampa non sarà mai più quella di una volta, a dire il vero la stampa è morta».
Lo sentiamo dire ormai da tempo, spesso dagli stessi giornalisti che contribuiscono a tenerla in vita.
Ma sembra giunto il tempo per la carta stampata di staccare l’ultimo biglietto per il viale del tramonto. Almeno per quanto riguarda il 95% delle campagne elettorali americane, con eccezione di quelle presidenziali.
Investimento senza ritorno. Secondo Bill Fletcher e John Rowley dell’omonima società di consulenza Fletcher-Rowley, specializzata in comunicazione politica, marketing e campagne elettorali, le strategie diearned media non hanno più un ritorno adeguato sull’investimento. E il ragionamento vale per quasi tutti i media, tradizionali e non.
Netta perdita di influenza. In ritardo rispetto agli States, anche i nostri giornali stanno risentendo profondamente della perdita di influenza sugli elettori italiani, nonostante la ricerca di spazio sulla carta stampata rimanga uno degli obiettivi primari di ogni politico che si rispetti.
Una premessa è d’obbligo: i due esperti di comunicazione americani parlando di local campaigns intendono le campagne americane per la corsa al Senato o alla Camera dei rappresentanti. Campagne che Italia avrebbero numeri e dimensioni da elezione nazionale (82,5 milioni di elettori nel 2010). Ed è proprio per questo che il trend si fa estremamente interessante.
Bisogna occuparsi di social
I politici americani secondo i due esperti comunicatori impiegano ancora una quantità sproporzionata di tempo nel creare piani strategici per influenzare e gestire editoriali e giornalisti, quando dovrebbero preoccuparsi dei social media, del fundraising e del contatto diretto con gli elettori.
Gli americani non sono interessati alle storie elettorali. A giustificare queste affermazioni ci pensa il mercato, imparziale e spietato come sempre. Qualsiasi attività commerciale in un settore competitivo infatti, dal parrucchiere fino alla big corporation, può e deve conoscere i desiderata dei propri consumatori attraverso ricerche di mercato, interviste e focus group.
Ed è proprio da queste analisi che risulta come gli elettori americani non trovino di alcun interesse le storie elettorali diffuse dai media.
Endorsement non credibili. Solo il 25% dei consumatori ritiene l’endorsement di un giornale come credibile e ancora di più attendibile, mentre l’altro 75% realisticamente lo ritiene niente di più che una marketta.
Il cittadino americano è attratto dalle storie if it bleeds, it leads («se sanguina, porta ascolti»): ciò che interessa sono i crimini, le catastrofi e i grossi scandali.
Ok solo insulti ed exit poll. Le uniche notizie elettorali che hanno ancora un qualche appeal sono gli attacchi personali a un avversario politico – e noi in Italia ne sappiamo qualcosa – i risultati degli exit poll o le dichiarazioni sui proventi del fundraising.
Non contribuiranno di certo ad alimentare la conversazione e l’opinione pubblica, ma sono le sole che ottengono un qualche risalto agli occhi degli americani.
I Repubblicani l’hanno capito: nel 2010 niente mezzi di informazione
Una decisione compresa appieno dai Repubblicani durante le campagne di mid-term del 2010.
I candidati conservatori hanno deciso di non utilizzare i mezzi di informazione, né di partecipare ai dibattiti pubblici o di collaborare con i giornali locali.
«Solo annunci». La loro scelta strategica è stata chiara e diretta: «Se vogliamo dire qualcosa sul vostro giornale o sulla vostra televisione, ci compreremo un annuncio».
Nonostante questo non hanno avuto reazioni da parte della stampa in questione e sono riusciti lo stesso a rovesciare molti degli scranni in mano ai democratici.
Scacco ai democratici. In quella tornata elettorale i Repubblicani hanno conquistato 63 seggi alla Camera dei rappresentati, riconquistando la maggioranza e ottenendo il più grande cambio di poltrone parlamentari di tutti i tempi.
Thomas Jefferson una volta ha detto: «Se dovessi scegliere tra un governo senza giornali o i giornali senza un governo, non esiterei a scegliere la seconda».
Faremo a meno dei giornali? Al giorno d’oggi siamo arrivati al punto che le campagne politiche americane possono essenzialmente fare a meno dei giornali, perché non giocano più un ruolo significativo nel condizionare l’agone elettorale.
A quando in Italia non è dato sapersi, ma ci siamo quasi.
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