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Come Sopravvivere Alle Fake News In Campagna Elettorale

Come sopravvivere alle fake news in campagna elettorale

Dopo essere state associate alla vittoria dei sostenitori della Brexit nel Regno Unito ed essere diventate uno degli argomenti più dibattuti durante la campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti, le bufale rischiano di essere le autentiche protagoniste anche nelle elezioni 2017 in Francia e in Germania. Due contesti politici completamente differenti, ma che presentano rischi molto simili: da una parte la contesa per sostituire il presidente uscente François Hollande sta assumendo contorni sempre più controversi e inaspettati, mentre a Berlino la Cancelliera Angela Merkel corre per il quarto mandato con il peso di scelte politiche molto dibattute, come l’apertura del suo Paese ai rifugiati.

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Dibattito inquinato. È proprio su argomenti di così facile presa sull’opinione pubblica (presunti incidenti a sfondo religioso oppure ondate di crimini collegate alla presenza di stranieri) che proliferano le notizie false, inquinando pericolosamente un dibattito che dovrebbe riguardare solo fatti verificati e problemi certi.

Sono state le stesse piattaforme del web a rendersi conto delle minacce insite nel moltiplicarsi di bufale sui candidati a una carica politica. Il Financial Times ha riportato la decisione di Google e Facebook di aderire a Crosscheck, una coalizione che ha l’obiettivo di porre un freno al fenomeno delle fake news. I 17 player che fanno parte di Crosscheck si sono dichiarati pronti a passare al setaccio tutto ciò che circola anche attraverso le loro pagine: video, fotografie, link a siti di news, persino i meme.

Flag ad articoli e post. L’azione di fact-checking di Facebook è già partita in Francia, dove ha concluso partnership con operatori locali impegnati su questo fronte, come Afp, L’Express, France Médias Monde, France Télévisions, Libération, Le Monde e altri. I fact-checker selezionati avranno la possibilità di apporre un flag ad articoli e post di dubbia veridicità e il tutto sarà poi sottoposto a terze parti cui spetterà il parere definitivo e la potenziale etichettatura come notizia dubbia. Basterà a scoraggiare i fabbricatori di bufale e a mettere in guardia chi ne è vittima?

La sterzata di Facebook in Francia non è casuale, perché le notizie false sembrano essere un interessante (e inquietante) fattore di rischio nella campagna elettorale per le Presidenziali di aprile. Il quadro politico è totalmente imprevedibile e basta pochissimo per modificare in modo pesante gli equilibri e i livelli di consenso: il socialista Hollande ha gettato la spugna senza cercare un secondo mandato, l’avversario del passato Nicolas Sarkozy è stato eliminato al primo turno delle Primarie del suo partito, l’apprezzatissimo candidato moderato della destra Alain Juppè ha dovuto cedere il passo al conservatore François Fillon, l’attuale primo ministro Manuel Valls è stato scavalcato a sorpresa dal più radicale compagno di partito Benoit Hamon.

Un movimento personale. In questa girandola di candidature si è abbattuto il ciclone Emmanuel Macron: il 38enne ex banchiere ed ex ministro dell’Economia ha abbandonato Hollande per mettere in piedi un movimento personale (“En Marche!”) di carattere filo-europeista e liberale e sfidare l’eterna candidata dell’estrema destra protezionista ed euroscettica, Marine LePen.

Proprio la stella di Macron, diventato quasi inaspettatamente il candidato da battere, potrebbe presto essere appannata dal dilagare di notizie infondate sul suo conto. Accuse molto pesanti, che mirano a sporcarne l’immagine fresca e di rottura con il passato: i legami con la finanza e con magnati del settore dei media, la presunta “vita parallela” ai danni della moglie meno giovane, gusti sessuali e legami affettivi tenuti nascosti. Chiunque sia il produttore di questi dossier (sono già stati segnalati troll e siti stranieri ad hoc), la diffamazione per bufala rischia di avere un impatto decisivo sull’elezione del prossimo inquilino dell’Eliseo.

Fornire gli strumenti giusti. È dunque fondamentale il metodo che lo staff elettorale di Macron ha intenzione di mettere in campo, sia per proteggere il candidato dagli schizzi di fango sia per non farsi cogliere di sorpresa. Il giovane ex ministro ha già risposto in modo sprezzante e ironico alle accuse che riguardavano il suo matrimonio, ma questo potrebbe solo essere l’inizio. Il monitoraggio della Rete in modo costante e mirato sarà il primo passo, nonché la condivisione a tutti i livelli della campagna di kit che facciano luce su presunti punti oscuri della sua biografia e forniscano anche al semplice militante sul territorio gli strumenti per controbattere alle accuse. In terzo luogo sarà vitale impostare una contro-narrazione che riduca gradualmente la preminenza delle ricostruzioni fasulle e faccia emergere sempre più gli aspetti di forza del candidato. Troll o no, fuori dai palazzetti e dalle piazze c’è un intero Paese da convincere.

 

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