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In campagna elettorale lo staff conta più del leader

Uno dei problemi più ricorrenti nella preparazione di una campagna elettorale è la creazione dello staff al servizio del candidato, che troppo spesso vede concentrarsi su di sé tutti gli sforzi decisionali.

Tuttavia, il leader, deve risparmiare le energie per le decisioni più importanti e curare le attività prettamente strategiche.

La campagna elettorale è una macchina velocissima e complessa. È veloce perché in pochi mesi richiede la produzione di una quantità enorme di materiali e informazioni: la comunicazione, l’aggiornamento e il monitoraggio media quotidiano, i messaggi da condividere sui social media che devono essere costanti e tempestivi, per non parlare delle attività sul territorio, gli eventi e le apparizioni pubbliche.

Il tutto sotto il cappello di una strategia del messaggio basata sull’analisi dei dati, che va adattata alle esigenze dell’attualità politica.

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Ecco come fare perché Google si scordi di noi

La nostra reputazione dipende in maniera sempre più preponderante dalle informazioni pubblicate online e dal loro posizionamento nei motori di ricerca e, in particolare, su uno di essi, Google.

Affermare che ai giorni nostri siamo «quello che Google dice che siamo» è forse un’esagerazione, ma coglie in maniera evidente uno spaccato della realtà in cui viviamo: i contenuti negativi indicizzati nei motori di ricerca rischiano di compromettere la reputazione di persone e organizzazioni.

Come ha affermato brillantemente Cory Doctorow, famoso blogger e giornalista canadese: «Cancellare un’informazione da internet è come cercare di rimuovere del colorante per alimenti da una piscina. Buona fortuna».

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E se la smania da Big data fosse solo illusione?

I big data stanno cambiando profondamente il modo in cui analizziamo e guardiamo al mondo. Sempre più gli esperti del marketing basano le proprie analisi affidandosi a enormi masse di informazioni che scandagliano i comportamenti dei consumatori per individuare le migliori strategie di mercato.

Le capacità di data mining e analytics sono sempre più richieste dai datori di lavoro per governare i cambiamenti della società, portandoli a proprio vantaggio.

Tuttavia la convinzione che sempre più dati siano la soluzione si scontra con una serie di falle che i dati portano con sé. Il futurista e autore Malcolm Gladwell, all’evento Postback 2015 di Seattle, ha cercato di mostrare come la capacità di raccogliere più informazioni sulle persone non sia la salvezza dei marketing professional, ma la loro possibile maledizione.

Avere a disposizione un numero sempre maggiore di dati non aumenta infatti la nostra accuratezza, ma il nostro livello di fiducia rispetto a un compito o un argomento specifico.
L’autore ha sintetizzato il big data problem in tre sotto-problemi: Snapchat problem, Facebook problem e Airbnb problem.

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ll futuro è la Brain Net: rete di cervelli telepatica

Il cervello umano, un organo che pesa poco più di un chilo e mezzo, è il più grande e oscuro mistero della natura.

Un numero indecifrato di neuroni che compongono la nostra mente, bene o male utilizzati, ci hanno permesso negli anni di realizzare le grandi scoperte scientifiche, creare internet, andare sulla Luna, manipolare il genoma, studiare l’atomo, ma non di codificare le trasmissioni neurali e comprendere a pieno come la mente lavori.

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Ricordi su una chiavetta. Non siamo però molto lontani da una rivoluzione della neuroscienza, e l’impatto che essa avrebbe sull’economia e sugli equilibri mondiali sarebbe enorme: immaginate se potessimo “scaricare” i ricordi su una chiavetta usb attraverso un semplice computer, o magari installare nuove nozioni e conoscenze nel nostro cervello, aumentare le abilità; se solo potessimo registrare i sogni e magari inviarli tramite brain-mail.

Tutto questo in realtà non è più fantascienza, per quanto strano possa sembrare, secondo le leggi della fisica è tutto plausibile.

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Intesa nucleare in Iran, che guerra tra lobby USA

L’esito del voto al congresso Usa per l’approvazione degli accordi con l’Iran è destinato a cambiare l’assetto geopolitico del Medio Oriente, ma non solo.
Attorno all’intesa sul nucleare ruotano interessi politici, culturali, religiosi e soprattutto economici: basta pensare all’impatto che avrà il ritorno delle risorse energetiche della Repubblica islamica nel mercato dell’oil&gas, da cui l’Iran è escluso ormai da più di 10 anni.
Barack Obama ha dichiarato che quest’accordo va supportato in tutti modi, essendo la migliore soluzione per evitare conseguenze ben peggiori che contribuirebbero ad aumentare il caos mediorientale.
Ma per evitare una guerra se n’è scatenata un’altra: quella delle lobby.

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Portatori d’interesse alla carica. Anche la politica estera dei Paesi è sempre più soggetta all’azione dei portatori d’interessi, che spesso vanno a influire in decisioni politiche e diplomatiche.

Dal momento in cui il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Yukiya Amano, ha annunciato la firma del documento da parte del vice presidente iraniano Ali Akbar Salehi, l’attenzione si è spostata al Congresso degli Stati Uniti d’America che si deve pronunciare sulla revoca delle sanzioni.
Il presidente Rohani ha infatti dichiarato che non accetterà alcun trattato se non verranno prima ritirate le sanzioni a cui l’Iran deve sottostare da più di 10 anni.

Momento molto delicato. I lawmakers del congresso stanno vivendo un momento estremamente delicato, paragonabile solo, dicono gli esperti, al voto del 2002 per approvare l’invasione dell’Iraq sotto l’amministrazione George Bush.
L’unico modo con cui l’accordo voluto in prima persona da Obama può essere bloccato è che non si raggiungano i due terzi favorevoli al Congresso, in base alla costituzione americana.

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Primarie USA, cosa sono i Super Pac

Il loro nome è Super Pac (Super political action committees) e stanno creando non pochi imbarazzi alle campagne elettorali dei candidati democratici e repubblicani alla presidenza degli Stati Uniti.

Si tratta di organizzazioni di raccolta fondi che appoggiano un politico o un partito in maniera privata e indipendente e hanno la capacità di influenzare l’opinione pubblica con spot elettorali e una serie di azioni a sostegno del candidato senza dover rispettare vincoli e divieti applicati alle donazioni dirette.hillary

È di domenica scorsa (2 agosto, ndr) un approfondimento del Corriere della Sera a firma di Massimo Gaggi che ha analizzato in maniera puntale cosa sia successo nel sistema di finanziamenti e lobbying americano che ruota attorno alle campagne presidenziali degli Stati Uniti.

Regole meno trasparenti. Nel gennaio del 2010 la Corte Suprema ha infatti stabilito che lo Stato Americano non ha il diritto di vietare alle lobby e alle grandi corporations di contribuire in maniera massiccia alle campagne elettorali americane.
Tuttavia, se in base al principio del “free speech”, la possibilità di finanziare illimitatamente le campagne è alla base della rappresentanza degli interessi a stelle e strisce, le regole a cui sottostanno questi Super Pac sono molto meno severe dei precedenti Pac e molto meno trasparenti. A differenza delle donazioni dirette, per esempio, le organizzazioni hanno la possibilità di mantenere segreto il nome dei finanziatori fino a elezioni concluse e, non essendo direttamente collegate alle campagne dei candidati, questi ultimi non possono essere ritenuti responsabili delle azioni di queste organizzazioni.

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Curriculum, consigli e codici per giovani comunicatori

In un mercato sempre più competitivo, è bene che i giovani comunicatori si armino di buona volontà e delle giuste skill per competere con il mondo che li aspetta.

Ogni giorno mi arrivano curriculum vitae di ragazzi volenterosi di lanciarsi nel mondo delle lobby, della comunicazione e delle relazioni esterne.

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È sempre difficile interpretare le competenze di una persona attraverso le esperienze contenute in meno di due pagine di Word.

L’intuito è decisivo. Il colloquio è un momento fondamentale per guardare negli occhi la persona e capire in 30 minuti chi si ha di fronte.
Molto spesso l’intuito, dopo anni di carriera, ti porta a capire subito se la giovane risorsa fa al caso tuo, o se non ha le giuste motivazioni e capacità per intraprendere un percorso all’interno dell’azienda.

Stage, ottima arma. Tuttavia l’errore è sempre dietro l’angolo, e gli stage formativi sono un’ottima modalità per testare e comprendere a fondo se integrare o meno quel ragazzo all’interno della struttura.

Oggi vorrei dare qualche consiglio pratico ai giovani laureandi che si affacciano per la prima volta sul mondo del lavoro, e perché no, anche ai reparti e alle agenzie di comunicazione e public relation che si trovano ogni giorno ad affrontare un’offerta enorme di risorse e pochi posti a disposizione.

Soprattutto in un periodo in cui, secondo gli ultimi dati Istat, la disoccupazione giovanile ha toccato il record del 43%.

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Turismo 2.0, il segreto è creare esperienze

Si avvicinano le vacanze, e il caldo torrido sta mietendo le sue prime vittime. Sono sempre di più le mail che tornano indietro confermando che il destinatario è felicemente fuori dall’ufficio e non potrà rispondere fino al prossimo 10 di agosto.

Ma non voglio, preso da lassismo estivo, dedicare la mia rubrica settimanale alle vacanze, o al desiderio di volerci andare, tant’è che per impegni e necessità di lavoro sarà difficile staccare il telefono persino a ferragosto.

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Quello che voglio provare ad analizzare con occhio da spin doctor è l’importanza per molte località turistiche italiane di un’attenta strategia di marketing turistico e di una programmazione di comunicazione mirata, soprattutto in un Paese che attraverso il turismo produce quasi il 10% del Pil nazionale.

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Periscope, il boom apre la strada a nuovi business

Alla prima settimana dall’uscita ha ottenuto numeri incredibili: nel weekend d’esordio sono state condivise oltre 100 mila dirette, con più di 1 milione di utenti registrati in 10 giorni.
Quest’applicazione, acquisita da Twitter ancor prima di debuttare, permette la trasmissione in streaming di qualsiasi cosa, ovunque e verso chiunque.

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L’applicazione crea ogni giorno un flusso streaming, a cui i visitatori possono partecipare liberamente, commentare e lasciare apprezzamenti (like). Ognuno è in grado di trasmettere in tutto il mondo il proprio punto di vista, sia esso una lezione universitaria, un panorama mozzafiato o la nascita del proprio figlio.

Uno strumento versatile. Come ha dichiarato Salvatore Ippolito, country manager di Twitter Italia: «Quello che si può notare, è che l’utenza è davvero molto eterogenea e creativa. Periscope in questo senso è simile a Twitter. È Twitter, in video: live, conversazionale e pubblico».
Si tratta di uno strumento innovativo, versatile e in linea con la necessità di avere un risvolto prettamente social, anche se non è ancora chiaro quali siano le sue potenzialità.
Soprattutto non è definito come questo social media potrà evolvere, se riuscirà ad avere sinergie commerciali con il master brand Twitter e un modello di business sostenibile.

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Non profit, per la raccolta fondi la chiave è l’e-mail

Si parla spesso di new media, social network e mezzi di informazione digitali senza interrogarsi sugli strumenti base che ancora oggi formano l’ossatura dello sviluppo 2.0 e contribuiscono alla creazione di campagne di coinvolgimento e advocacy di alto livello.

Primo fra tutti la e-mail.

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Un ruolo centrale. Da molti considerata morta e priva di futuro, è uno strumento che nonostante i suoi 34 anni di età continua ad avere un ruolo centrale nelle strategie di advocacy e direct marketing di aziende, istituzioni e organizzazioni non profit.
L’influenza dell’e-mail continua a crescere anno dopo anno e, a fine 2014, gli account di posta elettronica a livello globale erano 4,1 miliardi.

Strumento essenziale. Nella giungla dei social media e delle campagne di mobilitazione, dove per trovare spazio e ascolto bisogna affrontare budget enormi messi in campo dalle grandi organizzazioni, le e-mail rimangono uno strumento essenziale per le organizzazioni che fanno i conti con fondi ristretti e l’esigenza di raggiungere un pubblico sempre più ampio di persone.
Uno dei settori che trae maggiori benefici dall’utilizzo di questo strumento è il terzo settore.

Donatori da raggiungere. La posta elettronica è parte integrante della cassetta degli attrezzi delle Ong, come supporto alle campagne di raccolta fondi e call-to-action verso i donatori.
Il settore vive un periodo complesso, aggravato dalla crisi degli ultimi anni, che ha visto scendere sensibilmente il tasso di donor retention delle persone.

Aumentano i tassi di lettura. Uno studio del 2014, che ha preso in esame i dati di 3.576 organizzazioni non profit, evidenzia che nel 2014 solo il 43% dei donatori ha reiterato l’offerta.
Lo studio rivela inoltre che su 100 nuovi donatori conquistati, 102 sono quelli persi per strada.
Ma nonostante questi numeri in calo, il 2014 ha visto crescere i tassi di lettura (open rate) delle e-mail del 4% e i database sono aumentati dell’11%.

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