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Grazie Obama: senza di te i social perdono fascino

Nessuno si sorprende più se un giornalista politico cita un tweet o un post Facebook del presidente del Consiglio o di un ministro per indicarne la posizione su un certo tema.
Nel contesto italiano, i social media hanno rappresentato e rappresentano una componente essenziale dell’ascesa e delle successive attività di comunicazione istituzionale del premier Matteo Renzi: basti citare il ruolo iconico delle immagini pubblicate su Instagram dal portavoce Filippo Sensi.

tweet obamaArchivio aperto. Tweet, post e foto che costituiscono una sorta di “archivio” digitale aperto a tutti gli utenti, più accessibile di una normale raccolta ufficiale.
È per questo che alla Casa bianca, ora che la presidenza di Barack Obama è in scadenza, ci si pone il problema di come gestire nel modo più efficace e rispettoso la “transizione digitale”.
Sappiamo tutti quanto sia delicato e appassionante il processo politico-amministrativo che viene attivato nel momento in cui un presidente degli Stati Uniti deve lasciare lo Studio ovale al vincitore delle elezioni di novembre.
Come verrà gestita questa fase sugli account ufficiali dell’amministrazione Obama?

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La sfida di un’Antitrust tra i banchi di scuola

Se c’è una cosa che ho imparato nel corso della mia carriera di comunicatore d’impresa è che non bisogna dare nulla per scontato. È un errore nel quale si può cadere senza nemmeno rendersene conto. Se si guida l’ufficio stampa di una grande azienda, per esempio, si può essere indotti a credere che la visibilità e la riconoscibilità del proprio brand siano ormai un dato di fatto.

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Il ruolo cruciale di un’Authority. Un leader di mercato tenderà dunque a ribadire la propria posizione e il proprio successo con il rischio, magari sottovalutato, di diventare ripetitivi o poco interessanti. Un problema simile può riguardare anche coloro ai quali è affidata l’affascinante missione di comunicare il ruolo e le attività delle istituzioni.
Un ministero o un’authority ricoprono sicuramente una posizione indiscussa nel dibattito pubblico, ma anche in questo caso è vitale lavorare pancia a terra per non cadere mai nel “già sentito” e nel “già detto”.
La comunicazione, qualunque sia la sua natura, vive di sfide quotidiane e di intuizioni.
Un ingrediente fondamentale per adottare con efficacia nuovi linguaggi, per scegliere con accortezza gli strumenti migliori, per coinvolgere in modo proattivo i differenti pubblici.

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Fiction, lingua universale per raccontare l’Italia

Se dovessimo indicare il modo più efficace per raccontare l’epoca che stiamo vivendo sceglieremmo con molta probabilità la serie tivù.
Per molti di noi le serie sono diventate una fonte di divertimento e relax, se non di autentica passione da “divorare” nei momenti che preferiamo o seguendo, con maggiore pazienza, la programmazione televisiva.
Una passione che in Italia, Paese di grandi registi e di storici festival cinematografici, ha contagiato anche il Premio Oscar Paolo Sorrentino.

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L’autore de Il Divo e de La Grande Bellezza ha infatti accettato la sfida di mettersi dietro la macchina da presa per dirigere una serie come The Young Pope, con la star Jude Law nei panni di un ambiguo e giovanissimo pontefice che scardina tutte le regole.

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Un nuovo mecenatismo per risollevare il Paese

Parlare di cultura in Italia significa discutere di uno dei maggiori punti di forza del nostro Paese, l’elemento caratterizzante che lo rende unico.
Fare cultura, dal mio punto di vista, vuol dire soprattutto andare ben oltre una mera ottica di conservazione, focalizzandosi su un continuo sforzo di inventiva e creatività.
È la sfida cruciale della valorizzazione che dovrebbero raccogliere tutti, sia chi opera nel settore sia chi vi si avvicina da appassionato.

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Campagna UE anti-alcol, lo choc non è l’unica via

Il celebre film del 2005 Thank You for Smoking deve aver avuto un grande successo a Dublino.
Nella pellicola diretta da Jason Reitman tre lobbisti si incontravano spesso per discutere dei loro rispettivi lavori: uno si occupava di armi, l’altro di tabacco e la terza persona di alcolici.
Proprio dall’Irlanda è partita una nuova offensiva su quest’ultimo settore, che potrebbe mettere in difficoltà uno dei comparti più importanti e storici per l’Italia dei vini, delle birre e dei liquori.
Marchi come Cinzano, Campari, Martini, ma anche il Brunello e il Batasiolo, potrebbero presto avere a che fare con una proposta di regolamentazione che si si ispira a quanto attuato per il tabacco.

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Comunicatori e big data: è tempo di usare i numeri

Anche nel settore della comunicazione, dominato dall’immediatezza del momento e dalla necessità di guardare sempre al futuro, sono indispensabili alcuni momenti di riflessione sullo sviluppo della professione e sulle sfide da affrontare dentro e fuori le aziende.
Non a caso ho utilizzato di frequente questo spazio per condividere con i lettori la mia visione del ruolo del comunicatore nell’era dei social media e della “rivoluzione comunicativa” a essa associata, così come per illustrare la mia prospettiva su specifiche aree quali la comunicazione di crisi, la comunicazione politica e finanziaria.

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Costruiamo un nuovo approccio per dialogare coi mercati

La comunicazione finanziaria è un settore che ha subito profondi cambiamenti negli ultimi 30 anni.
Era il 1980 quando Enrico Cuccia, storico fondatore di Mediobanca, pronunciava la ormai celebre frase «Il peccato veniale di un banchiere è fuggire con la cassa, quello mortale è parlare». La stessa banca solo 20 anni dopo festeggiava la messa online del sito internet, che le è valso premi e riconoscimenti da parte della comunità finanziaria italiana.

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Fonte:  Archivio http://www.oscardibilancio.org/

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Le sfide degli AD/3 – Costruire l’immagine del CEO tra media e digital

Gli amministratori delegati, soprattutto i fondatori di un’azienda, acquisiscono molto spesso un ruolo quasi iconico. Nell’immaginario dei consumatori, dei giornalisti e, soprattutto, delle risorse interne, la figura dell’ad tende spesso a sovrapporsi con quella dell’azienda.

Un fenomeno che si accentua se le persone ai vertici possono vantare una biografia forte, lo sviluppo di un’idea che ha rivoluzionato un settore, una naturale propensione all’innovazione e al rischio che ha consentito loro di superare le avversità e di essere individuati come un modello di riferimento. Penso a figure che hanno fatto la storia dell’industria italiana come Enrico Mattei, Adriano Olivetti, Michele Ferrero, Vittorio Merloni o a protagonisti conosciuti al grande pubblico come Bernardo Caprotti, Giovanni Rana, Francesco Amadori, Marco Tronchetti Provera, Paolo Scaroni, gli Agnelli e i Benetton.

Certo, molto dipende dal contesto in cui si sviluppa una data idea imprenditoriale e dal settore nel quale opera l’azienda in questione.

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Le sfide degli AD/2 – Dirigenti, tre sfide per essere voce dell’azienda

In molti abbiamo seguito i lavori del workshop 2016 The European House – Ambrosetti a Cernobbio.
Sulla riva del lago di Como si riunisce ogni anno il gotha della politica e della finanza per discutere del futuro e, tra una conferenza e l’altra, condurre utili attività di network.
Come per tutti i club esclusivi, la partecipazione al Forum va attentamente preparata dai collaboratori dei ministri e degli amministratori delegati, poiché è compito della nutrita pattuglia di giornalisti presenti raccogliere dichiarazioni e interviste a margine dell’happening di Villa d’Este.

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Twitter megafono. Affermazioni che si trasformano in agenzie stampa o vengono oggi direttamente rilanciate sui principali social network (Twitter in testa), contribuendo a rafforzare la visibilità di coloro che le hanno pronunciate e delle aziende o delle istituzioni che rappresentano.
Ma come comunica un amministratore delegato?
Come vanno predisposte le sue apparizioni pubbliche o le occasioni di incontro con la stampa?

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Le sfide degli AD/1 – Manuale per un CEO appena nominato

Nel corso della mia carriera di comunicatore professionista mi sono interfacciato quotidianamente con gli amministratori delegati, o CEO, delle aziende per cui lavoravo.
Sono loro che mi hanno permesso di accumulare entusiasmanti esperienze di comunicazione “convenzionale”, così come di mettermi alla prova come gestore di crisi aziendali inaspettate e inedite, come il grande black-out affrontato da Enel nel 2003.
Ma quali sono le sfide affrontate dagli amministratori delegati di una grande azienda? Quali sono le esigenze alle quali devono rispondere? Come reagiscono a determinate situazioni?

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Un passaggio delicato. Soffermiamoci per esempio sul caso di un AD di recente nomina e sul modo migliore per gestire un passaggio così delicato.
Le opzioni da prendere in considerazione nel momento in cui si ricevono le chiavi di un’azienda sono numerosissime e non sempre è facile stabilire una scala di priorità.
Per non parlare delle difficoltà connesse alla nomina di un “esterno”: acquisire prima la fiducia della macchina e del top management o procedere subito per la propria strada con decisioni potenzialmente indigeste?
Abbiamo avuto modo di riflettere pubblicamente sull’importanza di una nuova nomina durante le settimane di attesa che hanno preceduto la scelta del francese Jean Pierre Mustier come nuovo ad di Unicredit.

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