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Come gestire le crisi aziendali? Imparate da Hollande

Una crisi non è solo un fatto imprevedibile che rischia di abbattersi da un momento all’altro sulla nostra azienda. È anche una minaccia che, in forme e modalità diverse, può ricadere su un intero Paese, mettendo a repentaglio la sicurezza dei cittadini.

La scala di pericolosità e la gravità di tali minacce non sono ovviamente paragonabili a quelle che contraddistinguono i rischi per un’impresa: una crisi reputazionale è più gestibile di un attacco terroristico o di un’emergenza militare. Eppure i principi sono simili.

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La trasformazione di Monsieur Normal. Pianificazione, attribuzione delle responsabilità, comunicazione trasparente senza inutili reticenze: questi gli ingredienti fondamentali per affrontare una crisi di sicurezza, come si evince analizzando le modalità con cui Francois Hollande ha gestito uno degli eventi più tragici degli ultimi due anni, gli attentati terroristici di Parigi.

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“L’impresa oltre la crisi” di Gianluca Comin in libreria

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Esce oggi per i tipi di Marsilio il nuovo libro di Gianluca Comin. Per anni Comin – in Enel, Telecom e altri gruppi – ha ricoperto incarichi di primo piano nella comunicazione e nelle relazioni esterne, gestendo sul campo uffici stampa e rapporti con le istituzioni. Ha fondato Comin & Partners, società di consulenza strategica con un’esperienza consolidata nella gestione di grandi operazioni aziendali, campagne internazionali di advocacy e scenari di crisi.

Oggi questa sua esperienza diventa un libro, che racconta le modalità con le quali una crisi può colpire le aziende, dall’esterno o dal suo interno, e fornisce gli strumenti utili per gestire gli avvenimenti avversi. Volkswagen, Moncler, Barilla, sono solo alcuni esempi di gravi crisi che possono provocare il crollo in borsa delle azioni e compromettere la stabilità delle aziende.

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Crisi in azienda? State attenti ai dipendenti

Oggi voglio partire dalla preistoria, e dalla psicologia evoluzionista, che ha mostrato come già per i nostri avi le brutte notizie fossero più importanti di quelle buone.

Questo fenomeno si lega al nostro istinto di sopravvivenza: mentre la conoscenza di un fatto positivo poteva non influire in alcun modo sulle loro vite, l’ignoranza rispetto a un fatto drammatico poteva invece compromettere la sopravvivenza.

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Riportandoci al contesto economico attuale e prendendo come metro di paragone le organizzazioni complesse, è evidente come qualsiasi notizia negativa o situazione di crisi possa influire sulla vita e le percezioni degli stakeholder. Le persone che risentono maggiormente di queste notizie però sono i dipendenti stessi, poiché ne va della loro stessa reputazione e quindi della loro “adesione” al progetto imprenditoriale di cui fanno parte.

Cruciale la comunicazione con i dipendenti. In questi casi la fonte attraverso cui vengono a conoscenza delle notizie negative è cruciale. Scoprirla dall’esterno, attraverso i media, determina un alto livello di choc e di frustrazione, che va a intaccare il livello di fiducia verso il proprio employer. In poche parole, il capo sapeva ma ha nascosto al suo stesso staff la notizia, senza sentire il bisogno di informarlo.

Una serie di ricerche empiriche mostrano come, nonostante il principio internal before external communication, la maggior parte dei dipendenti scopra le notizie relative a una crisi dai media generalisti.

Nel corso di una indagine su 496 dipendenti all’interno di un’azienda tedesca, condotta dalla rivista Comunication Director, è emerso che 300 di loro hanno scoperto le notizie negative attraverso i mezzi di comunicazione, il 50% dei quali come prima fonte di informazione. Meno di uno su cinque sono stati invece informati attraverso la comunicazione interna.

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