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Conflict Management: Una Linea Di Servizi Trasversale Per La Gestione Dei Grandi Cambiamenti Sul Territorio

Conflict Management: una linea di servizi trasversale per la gestione dei grandi cambiamenti sul territorio

Realizzare opere importanti per il territorio è diventato sempre più complesso. Si tratti di un’infrastruttura, di un insediamento industriale, di un’opera pubblica o persino di una nuova policy, i portatori di interesse locali – istituzioni, associazioni, aziende, privati cittadini – possono vedere sia rischi sia opportunità nella presenza di trasformazioni sul proprio territorio, e ciò porta a conflitti che spesso bloccano iniziative imprenditoriali o di pubblica utilità.

Queste dinamiche non sono ascrivibili al solo fenomeno Nimby, come spesso si sostiene. Accanto all’opposizione dei “no a prescindere” e agli obiettivi politici di chi si aspetta di ricevere visibilità e consenso dalle proteste, vi è una fitta rete di interessi convergenti e contrastanti rispetto a quelli del proponente.

Chi sono gli attori? Nel complesso percorso che porta alla realizzazione di un’opera sono diversi i soggetti e gli attori di cui è fondamentale tener conto. Tra di essi: 

  • I decisori politici, le istituzioni, dal governo nazionale agli enti locali; 
  • Gli attori economici, dalle imprese proponenti di un progetto infrastrutturale e/o industriale al tessuto produttivo locale;
  • I corpi intermedi, dalle associazioni di categoria ai sindacati, ciascuno rappresentando un interesse collettivo;
  • I cittadini e il territorio, dai comitati alle singole persone con un’idea da esprimere.

Ognuno di questi soggetti gioca un ruolo specifico. Le probabilità di successo di un progetto dipendono in massima parte da come la proposta viene recepita all’interno di questa rete di interessi locali, che può accordare, ma anche rifiutare, l’imprescindibile “mandato sociale” che preesiste il momento autorizzativo formale. È dunque fondamentale gestire la complessità degli interessi locali per assicurare la massima probabilità di successo alla proposta che si intende realizzare sul territorio. Questi interessi non sempre sono immediatamente visibili, ma costituiscono l’essenza dello status quo che un progetto può modificare anche in modo radicale. 

Il Conflict Management è l’insieme delle attività che gestiscono conflitto e consenso in un contesto più o meno allargato rispetto a una scelta di rilevanza pubblica. Si tratta, in altre parole, delle attività che facilitano l’inserimento delle opere che comportano un cambiamento rilevante all’interno di uno status quo composto da interessi eterogenei. Lo caratterizzano quindi:

  • Trasversalità e multicanalità, con azioni che includono relazioni istituzionali, comunicazione strategica e mediazione;
  • Approccio context-sensitive, attento agli interessi che possono attivarsi a favore o contro ciascun progetto;
  • Gestione di grandi cambiamenti, sul piano ambientale ma anche delle prospettive di sviluppo di un territorio rispetto al progetto proposto.

Un approccio integrato per la costruzione del consenso

L’attività di Conflict Management proposta da Comin & Partners consiste in un mix di advocacy, relazioni istituzionali, stakeholder engagement e attività partecipative sul territorio. Per svolgere queste ultime, C&P si avvale da dicembre 2020 di una partnership con Avventura Urbana, società leader nella realizzazione di processi partecipativi, e di professionisti come la sua fondatrice Iolanda Romano, esperta di mediazione dei conflitti e già Commissaria Straordinaria di Governo al Terzo Valico. 

A chi serve il Conflict Management? Qualunque attore industriale, istituzionale o associativo abbia necessità di presentare progetti e decisioni potenzialmente in grado di suscitare resistenze da parte di altri portatori di interesse (tipicamente, ma non necessariamente, a livello locale) può essere supportato da azioni di Conflict Management. A livello aziendale, possono essere considerati target primari di questa attività gli operatori delle infrastrutture, anche a supporto delle procedure di Dibattito Pubblico, dell’energia, della gestione dei rifiuti, dei settori industriali altamente impattanti (ad es. siderurgia, chimica, farmaceutica), dell’edilizia e dell’immobiliare, delle telecomunicazioni.

Infrastrutture. Molteplici e complessi sono i conflitti che possono riguardare il settore delle infrastrutture. Non solo dinamiche Nimby o di “no a prescindere”. Accanto, infatti, alle resistenze di chi è ideologicamente contrario alle opere, esistono interessi molto vari: da quelli degli espropriati, a quelli dei centri urbani interessati dai cantieri, a quelli degli enti e delle associazioni impegnate nella tutela ambientale, fino ai soggetti non interessati dal tracciato delle infrastrutture ma che non vogliono essere esclusi dallo sviluppo legato alle nuove opere – le cosiddette dinamiche Pimby (Please In My BackYard). La gestione strategica del conflitto tra interessi contrastanti può quindi risultare determinante per il successo di un’infrastruttura.

Energia. La necessità di mettere insieme transizione ecologica, sicurezza energetica e tutela di ambiente e paesaggio, ma anche il sempre maggiore coinvolgimento “dal basso” di cittadini che chiedono un approccio diverso alla sostenibilità e ai temi industriali, ha reso l’energia uno dei temi più rilevanti del nostro tempo. Gli impianti di produzione di energia – siano essi alimentati da fonti rinnovabili o da fonti tradizionali – e le infrastrutture di trasporto e distribuzione sono al centro di intense controversie a livello locale, ma anche di una crescente consapevolezza della loro importanza per il sistema-Paese. Le attività di Conflict Management possono aiutare a comporre l’interesse locale con gli obiettivi nazionali ed europei di sicurezza energetica e sostenibilità.

Ambiente e gestione dei rifiuti. Gli impianti di gestione dei rifiuti sono tra le opere che più frequentemente provocano conflitti sui territori. Accanto a politiche europee che mettono al centro una gestione sempre più sostenibile e “circolare”, agendo sul piano dei materiali utilizzati, della riduzione dell’usa e getta e dello stimolo ad adottare soluzioni tecnologiche innovative, le singole comunità si dimostrano spesso poco disponibili ad accettare nei propri territori i necessari impianti di smaltimento e gestione. Il Conflict Management, applicato al settore ambientale, si pone l’obiettivo di rassicurare la cittadinanza prevenendo la diffusione di informazioni inesatte o allarmanti sui progetti, ma anche di concordare con i portatori di interesse soluzioni progettuali in grado di minimizzare eventuali impatti negativi sul tessuto sociale locale.

Settori industriali impattanti. Bilanciare conservazione dell’ambiente, tutela della salute pubblica e necessità di garantire la permanenza di importanti poli produttivi (e dell’occupazione ad essi connessa) è un’altra delle principali cause di conflitti locali. Nel nostro Paese, esistono numerosi casi di impianti che non si sono mai “conciliati” con i territori che li ospitano, così come progetti di insediamenti industriali tanto strategici quanto osteggiati dalle comunità locali. In entrambi i casi, aziende la cui importanza va anche oltre il territorio in cui sorgono rischiano di fermarsi a causa di un difetto di comunicazione con le comunità. Attuare una strategia di Conflict Management mirata sulle esigenze di proponenti e comunità locali può facilitare questa relazione, consentendo di trovare soluzioni a beneficio sia delle aziende sia dei loro interlocutori locali.

Construction e immobiliare. Nelle città di tutta Italia cambiano gli abitanti, loro esigenze e il modo di vivere gli spazi – pubblici e privati – in linea con nuovi modelli socio-economici. Interi quartieri e aree urbane sono oggetto di processi di trasformazione e rigenerazione, al passo con nuove tendenze legate alla sostenibilità ed all’efficientamento, alla trasformazioni di città da un modello industriale a uno postindustriale. In questo contesto, appare un elemento di vantaggio competitivo l’adozione di pratiche di buon governo, in grado di stimolare rapporti di comunicazione e condivisione, basati su principi sviluppo, innovazione e socialità. In questo genere di progetti, il Conflict Management può avere un ruolo fondamentale nel facilitare il dialogo tra residenti, operatori e Istituzioni.

Telecomunicazioni. La digitalizzazione, tassello centrale del PNRR e in generale delle future capacità dell’Italia di competere sullo scenario internazionale, richiede la realizzazione di infrastrutture adeguate. Queste infrastrutture beneficiano i territori che le ospitano, ad esempio assicurando una connettività veloce in modo sempre più capillare, ma sono anche al centro di opposizioni anche molto forti da parte dei territori. Anche in questo caso, le attività di Conflict Management servono a prevenire e risolvere le resistenze delle comunità interessate da queste opere, offrendo una soluzione a beneficio di tutti gli interessati e consentendo una più rapida realizzazioni di queste importanti opere pubbliche.


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