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Come Cambia La Leadership Con L’emergenza Coronavirus

Come cambia la leadership con l’emergenza coronavirus

di Gianluca Comin

Imprevedibile e complessa. Così, in due parole, si potrebbe riassumere la crisi che il mondo intero sta attraversando a causa della diffusione del Covid-19.

Inizialmente, i primi a dover rispondere all’emergenza sono stati i governile autorità e il sistema sanitario. Dopo poco, però, la potenza della pandemia, i dubbi, le incertezze e le sue inevitabili conseguenze hanno iniziato a permeare gli animi degli imprenditori e dei dirigenti d’azienda, i quali, ogni giorno, si domandano come porsi di fronte a un’emergenza del genere.

Come reagire a una serrata collettiva rimandata a data da destinarsi?

Se, da un lato, le testate dei giornali riportano ogni giorno esempi di aziende che, attraverso la tecnologia e i processi di digitalizzazione, hanno permesso ai propri dipendenti di approcciarsi agevolmente allo smart working e di continuare il proprio business in scioltezza e serenità; dall’altro, gli imprenditori si trovano a dover rispondere alle domande e alle paure di tutti gli interlocutori con cui si interfacciano, dai dipendenti agli azionisti, fino ai clienti.
Con molte domande e poche risposte, come se non bastasse, imprenditori e dirigenti sono infine costretti a lottare con le proprie ansie, cercando di mantenere razionalità lucidità.

Dunque, nonostante forse, per la prima volta, le comunità stiano sperimentando il potenziale del web 2.0, il fattore psicologico ricopre un ruolo centrale. Poiché la pandemia rappresenta una sequenza di eventi di enorme scala che si diffonde a una velocità travolgente, questa porta con sé un elevato grado di incertezza che crea disorientamento, sensazione di perdita di controllo e un forte disturbo emotivo.

Per questi motivi, come suggerito in un articolo di Mckinsey & Company di questo mese, è importante definire alcuni comportamenti e modalità di azione che possano aiutare i leader a navigare nella pandemia del coronavirus e a gestirsi nelle crisi future. Infatti, chi è capo di un’azienda o di un’organizzazione non ha bisogno di un piano prestabilito per affrontare la crisi, ma necessita di una serie di capisaldi che costituiscano la base e le linee guida del proprio operato e che li aiuti a gestire le crisi nel modo più efficace ed efficiente possibile stimolandoli, soprattutto, a guardare avanti e non reagire in modo eccessivo dinnanzi agli sviluppi dell’emergenza.

1. CREARE UNA RETE DI TEAM PER GESTIRE LA CRISI

Innanzitutto, in questo tipo di emergenze, un buon imprenditore e un buon dirigente deve essere in grado di trasferire la propria leadership a un gruppo ristretto di persone che andranno a costituire il team ad hoc per la gestione della crisi. Cooperazione, condivisione di informazioni, fiducia e autorevolezza rappresentano aspetti cruciali per garantire una efficace gestione dell’emergenza. Per questi motivi, organizzare una rete di squadre attraverso le quali i dirigenti possono promuovere la risoluzione rapida dei problemi e l’esecuzione delle direttive, in un ambiente caratterizzato da forte stress, rappresenta certamente una valida strategia. Ogni squadra deve avere compiti diversi e deve essere caratterizzata da una forte multidisciplinarietà, elemento che le consentirà di affrontare ogni aspetto legato all’emergenza.

Infine, in questo contesto, il dirigente o il capo rappresenta il custode della sicurezza psicologica della sua rete di squadre. È necessario, infatti, affinché questo sistema trasversale di cooperazione funzioni e sia tutelata la salute psicologica dei componenti dei team, che venga garantito il dialogo e la possibilità di discutere apertamente delle percezioni e delle preoccupazioni relative alla pandemia, senza paura di ripercussioni.

2. MANTENERE CREDIBILITÀ E INCISIVITÀ

Un’altra qualità importante per chi è a capo delle imprese, in questi contesti, consiste nel saper calibrare fiducia e realismo. Infatti, allo scoppiare di una crisi, se i capi e dirigenti mostrano un’eccessiva fiducia, possono perdere credibilità. È dunque più efficace proiettare la fiducia nella struttura e nei mezzi della propria organizzazione e azienda, che si sarà subito attivata per fronteggiare l’emergenza, riconoscendo, però, la portata e le incertezze della crisi.

Inoltre, un altro aspetto da non sottovalutare è l’incisività: l’epidemia comporta necessariamente incognite e incertezza e decidere di aspettare per prendere una decisione potrebbe essere fatale. È, dunque, auspicabile una reazione repentina, decisa e incisiva in modo da poter trasmettere ai propri interlocutori un senso di stabilità e sicurezza.

3. EMPATIA E COMUNICAZIONE: IL MIX PERFETTO

Infine, un buon imprenditore, leader o dirigente deve essere empatico. Più volte ho avuto modo di spiegare l’importanza di questa qualità e oggi, più che mai, è utile quanto necessaria. Comprendere dal profondo gli umori dei propri dipendenti, clienti e azionisti aiuta a indirizzare efficacemente e intensificare la comunicazione con loro, instaurando così un rapporto fiduciario.

Questo rapporto, però, si deve basare su trasparenza e chiarezza, fattori imprescindibili nella comunicazione del rischio e dell’emergenza.

In conclusione, è importante che dirigenti, imprenditori, leader seguano queste poche semplici regole per poter migliorare il loro approccio all’emergenza in atto evitando inutili e ulteriori danni. È importante, inoltre, ricordare che questo modus operandi deve essere costantemente applicato e che, soprattutto, non dovrebbe esaurirsi a crisi risolta: garantire una costante comunicazione può avere un potente effetto sui dipendenti e altri stakeholder, invogliandoli a sostenere il recupero dell’azienda anche dopo l’emergenza.

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