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Se Volete Diventare Manager Capaci Siate Polymath 2.0

Se volete diventare manager capaci siate Polymath 2.0

di Gianluca Comin

Si può essere troppo esperti e poco capaci? Forse sì. Gli “esperti”, di cui tanto sentiamo parlare sui giornali, in televisione e in Internet rappresentano una consistente fetta di manager che, per anni, si sono occupati di una determinata tematica o di un determinato ambito.

Spesso pluri-titolati, questi personaggi eccellono, grazie alle esperienze pregresse, in un determinato settore. Talvolta, però, faticano a costruire una visione d’insieme coerente con il mondo in costante cambiamento in cui viviamo.

Un esperto, dunque, quando si trova a coprire posizioni di rilevo in aziende, imprese e organizzazioni, non può prescindere dall’elaborare un efficace quadro d’insieme, che vada al di là del settore specifico in cui è abituato ad operare.

LA GENIALITÀ STA NELL’«UNIRE I PUNTINI»

Questa osservazione può sembrare banale al giorno d’oggi, soprattutto per chi lavora quotidianamente con il web e si interfaccia con le nuove piattaforme digitali. Internet ha radicalmente sconvolto il nostro modo di apprendere e attuare le nostre competenze, creando una profonda sinergia tra esse.

Questa sinergia, però, non rappresenta nulla di nuovo. I grandi geni del passato, come Leonardo Da Vinci, eccellevano in più discipline ed erano in grado di unirle per produrre cambiamenti in più campi, senza l’aiuto delle nuove tecnologie. La genialità consisteva, dunque, nell’essere in grado di «unire i puntini», per dirla alla Steve Jobs. Questi personaggi possono essere definiti come Polymath, termine di origine greca e titolo del nuovo libro di Waqās Ahmed, giornalista e direttore artistico della Collezione Khalili.

IL POLYMATH SCAVALCA OGNI SETTORIALITÀ

Essere un Polymath (tema trattato recentemente anche dal Sole 24 Ore) significa raggiungere la propria realizzazione personale attraverso la capacità di vedere e unire i legami tra campi apparentemente non  correlati. Interdisciplinarietàcontaminazionegiudizio critico. Queste sono le caratteristiche del Polymath, un individuo in grado di immergersi in diversi contesti, scavalcando la settorialità che caratterizza l’epoca moderna.

La polarizzazione delle opinioni a cui siamo soggetti al giorno d’oggi viene rafforzata da un utilizzo sbagliato dei social media e questo, un buon manager non può permetterselo. L’approccio settoriale deve essere quindi completamente sostituito da un’apertura mentale che consenta agli individui di mettersi in gioco, di creare nuovi business e obiettivi che gli altri non vedono.

PERCHÉ È NECESSARIO IL LIFELONG LEARNING

Questa apertura mentale deve, però, essere necessariamente accompagnata da una continua volontà di mettersi in gioco e di studiare. Per questi motivi, sta prendendo sempre più piede il cosiddetto lifelong learning, un sistema di apprendimento diffuso da oltre 20 anni, che è stato il programma dell’Unione europea per sostenere l’istruzione e la formazione permanente antecedente a Erasmus+. Si tratta di una strategia di apprendimento caratterizzata da un processo individuale continuativo che mira all’acquisizione di competenze, di metodi e ruoli che siano in grado di comportare un cambiamento relativamente stabile nel tempo. Questo processo si basa dunque sull’adeguamento continuato dell’apprendimento ai nuovi bisogni sociali e lavorativi, caratteristica peculiare della post-modernità.

UNA SFIDA PER I NUOVI MANAGER

In un tempo in cui la multidisciplinarietà è l’eccezione e non la regola, manager, capi e leader dovrebbero scardinare inutili pregiudizi e uscire da fragili comfort zone. Supportati dalle nuove tecnologie e dall’imminente sviluppo dell’intelligenza artificiale, i nuovi manager dovrebbero agire come dei Polymath 2.0. Alla base, però, ci deve essere una continua e costante volontà di apprendimento e di costruire una visione d’insieme della realtà articolata e coerente. Infatti, in un mondo sempre più competitivo, quando la profonda conoscenza di un settore mina le altre competenze e la creatività di un individuo, questo non è più produttivo e rischia di essere escluso dal sistema.

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