Roma, reputazione a picco: Marino segua l’esempio di Monaco
dal blog di Gianluca Comin su Lettera 43
Le città, come gli uomini, hanno una reputazione, che è cosa ben diversa dalla notorietà.
Infatti, se la nuova ondata di malaffare che sta emergendo con le nuove inchieste romane non intacca la conoscenza della Città eterna in giro per il mondo, certamente aggrava il già pesante pregiudizio che turisti, uomini d’affari, studenti e ricercatori hanno verso la Capitale d’Italia.
Roma perde 17 posizioni
Roma è al 23esimo posto nella classifica City RepTrak appena resa nota dall’autorevole Reputation Institute che supporta aziende, persone e governi a monitorare le cause della propria crisi di immagine. Era al sesto posto nel 2011.
Un crollo verticale di ben 17 posizioni sul quale non ci può non interrogare guardando alle amministrazioni degli ultimi anni e agli scandali che hanno investito la città.
La responsabilità della reputazione è del sindaco
Se, infatti, su molti aspetti della vita cittadina le responsabilità possono essere equamente ripartite tra amministrazione, abitanti, imprese e commercianti, sulla reputazione molto dipende dal sindaco e dalla sua capacità di diffondere nel mondo una percezione della città che, a livello emozionale, raccolga fiducia, ammirazione e rispetto.
Lo sa bene il sindaco Ignazio Marino che, anzi, è stato forse ingiustamente accusato nei mesi scorsi di badare più ai simboli e all’immagine che al governo della città. Proprio gli scandali di questi giorni possono rappresentare un nuovo inizio, anche nella comunicazione e negli strumenti di marketing cittadino.
E bisognerebbe cominciare proprio dall’esame della ricerca del Reputation Institute che offre agli esperti una ricca dote di informazioni e confronti.
Tre fattori: economia, territorio, amministrazione
La reputazione della città è la somma di tre fattori: 1) il grado di avanzamento dell’economia, inteso come la presenza di sedi di aziende multinazionali, il livello della tecnologia, la stabilità finanziaria, la qualità dei servizi e dei prodotti; 2) l’attrattività della destinazione, cioè la bellezza del territorio, la presenza di opere monumentali di richiamo, la qualità della vita, l’offerta di esperienze, la sicurezza; 3) l’efficacia dell’amministrazione che governa, che significa la reputazione degli amministratori, il contesto favorevole per fare affari, la presenza di politiche sociali, ambientali ed economiche.
La ricerca del Reputation Institute prende in esame le prime 100 città selezionate per reddito, attrattività turistica e popolazione. Su queste ha chiesto le opinioni di 19 mila consumatori tra gennaio e febbraio scorsi.
Vienna cavalca l’innovazione
I risultati possono apparire sorprendenti all’occhio non esperto. Come mai una città se vogliamo minore come Vienna è al primo posto al mondo per reputazione? Cosa offre di diverso dalle altre? La percezione di un ambiente urbano attrattivo, di una amministrazione efficiente ed efficace e di una economia avanzata e innovativa.
L’Italia, complessivamente, non è messa male in classifica, grazie alle bellezze e alla storia che può offrire. Firenze e Venezia sono al quarto e quinto posto e salgono entrambe di una posizione rispetto al 2013.
Tuttavia l’ottimo risultato del nostro Paese (solo il Canada ha due città tra le prime 10) non deve ingannare.
Le italiane si aggrappano al turismo
Il primato tricolore è trascinato dall’attrattività turistica. Nel pur importante cluster della propensione a “visitare” la città, oltre a Firenze, al primo posto, troviamo Venezia e Roma. Ma nessun nostro Comune è tra i primi 10 per attrattività nel “vivere”, nell’”investire” e nel “lavorare” in città. Ai primi posti in tutti e tre i casi c’è Monaco, che entra per la prima volta nella top ten. Fossi Marino manderei una delegazione nella città bavarese a capire come hanno fatto.