L’inevitabilità del Data Breach e il ruolo del comunicatore
di Matteo Flora
Nel mondo contemporaneo, i dati rappresentano la linfa vitale della nostra società: ogni transazione, comunicazione e interazione genera una mole di informazioni che non solo definiscono la nostra identità digitale, ma influenzano profondamente l’economia globale. I dati non possono che essere visti come nuova forma di capitale invisibile, ma incredibilmente potente, e la trasformazione dell’informazione in valore economico e sociale è uno dei fenomeni più significativi del nostro tempo. La pervasività dei dati nella società moderna è evidente in molteplici settori: dalla finanza alla sanità, dall’educazione alla sicurezza, ogni click, ogni acquisto, ogni post sui social media contribuisce a un flusso costante di informazioni che vengono raccolte, analizzate e utilizzate per vari scopi. Con una così alta rilevanza dei dati, la loro custodia rappresenta una delle sfide più delicate e complesse del nostro tempo: nonostante l’adozione di misure di sicurezza sempre più sofisticate, la realtà è che nessun sistema può garantire una protezione assoluta.
È proprio il concetto tanto spaventevole quanto lapalissiano dell’inevitabilità del Data Breach, che ci costringe a riconsiderare le nostre aspettative riguardo alla sicurezza dei dati e a riflettere sulle implicazioni filosofiche di questa fragilità. L’idea di protezione assoluta dei dati è, in gran parte, un’illusione: anche i sistemi più avanzati e sicuri possono essere vulnerabili a violazioni, sia a causa di errori umani, sia per attacchi malevoli sempre più sofisticati. La custodia dei dati è intrinsecamente fragile perché deve confrontarsi con una miriade di minacce, dalle vulnerabilità tecniche agli errori umani, fino agli attacchi informatici orchestrati da attori sempre più esperti e ben finanziati.
Questa fragilità è evidenziata dalle numerose violazioni di dati che si verificano ogni giorno su scala globale. Ogni incidente mette in luce non solo le debolezze tecniche, ma anche le carenze nei processi organizzativi e nella consapevolezza del personale, fino a portarci a considerare la custodia dei dati non come una questione di “se”, ma di “quando”: questo inevitabile fallimento delle misure di sicurezza ci costringe a ripensare la nostra interazione con i dati e le aspettative di sicurezza.
Introiettare un framing sulla natura inevitabile dei Data Breach solleva domande fondamentali sulla sicurezza dei dati: se accettiamo che nessun sistema può essere infallibile, dobbiamo allora concentrarci su come possiamo mitigare i danni quando si verificano violazioni, costruendo una lente comunicativa attraverso cui possiamo vedere i Data Breach non solo come fallimenti tecnici, ma come parte integrante della condizione umana trasferita nel mondo digitale. Accettare l’inevitabilità dei Data Breach significa sviluppare strategie efficaci per mitigare i danni: non solo l’implementazione di misure di sicurezza avanzate, ma anche la creazione di un ambiente di trasparenza e responsabilità.
In un contesto in cui i Data Breach sono sempre più frequenti e inevitabili, il ruolo del comunicatore diventa cruciale per gestire e mitigare le conseguenze di tali incidenti.
La gestione della crisi di un Data Breach non si limita alla risoluzione tecnica del problema, ma richiede un’approfondita strategia di comunicazione che sia trasparente, tempestiva ed empatica. È attraverso una comunicazione efficace che un’organizzazione può sperare di ricostruire la fiducia e preservare la propria reputazione. La trasparenza è il primo pilastro su cui deve basarsi la comunicazione in caso di Data Breach: quando un’organizzazione subisce una violazione dei dati, è essenziale informare immediatamente gli stakeholder coinvolti. Questo include non solo i clienti e i dipendenti, ma anche i partner commerciali e le autorità competenti. Una comunicazione chiara e onesta sulle circostanze del Data Breach, sulle misure adottate per contenerlo e sui passi successivi per prevenire future violazioni è fondamentale per mantenere la fiducia.
La rapidità con cui un’organizzazione risponde a un Data Breach è importante quanto la trasparenza: i primi momenti dopo una violazione dei dati sono cruciali per controllare la narrazione e rassicurare gli stakeholder. Una risposta tempestiva può impedire la diffusione di disinformazione e ridurre l’ansia e il panico tra i clienti e il pubblico in generale. Da non sottovalutare anche l’elemento empatico, essenziale nella comunicazione post-Data Breach. Mostrare empatia significa riconoscere e rispondere alle preoccupazioni e alle paure degli stakeholder colpiti. Questo può essere fatto attraverso un linguaggio che esprime comprensione e supporto, nonché attraverso azioni concrete che dimostrano l’impegno nel risolvere il problema e prevenire future violazioni.
A valle della comunicazione del Data Breach inizia la parte complessa del percorso: la ricostruzione del legame pre-crisi. Ricostruire la fiducia dopo un Data Breach è un processo lungo e complesso che richiede un impegno costante. Oltre alla trasparenza, alla tempestività e all’empatia, le organizzazioni devono implementare strategie concrete per dimostrare che hanno appreso dalla crisi e stanno adottando misure per prevenire future violazioni.
Il ruolo del comunicatore è fondamentale per la gestione della crisi e la ricostruzione della fiducia: la trasparenza, la tempestività e l’empatia sono elementi chiave di una comunicazione efficace che può mitigare l’impatto della violazione e preservare la reputazione dell’organizzazione.
Implementando strategie concrete e coinvolgendo attivamente gli stakeholder, le organizzazioni possono non solo superare la crisi, ma anche emergere più forti e resilienti in un mondo sempre più incerto e sempre più esposto alla impermanenza delle informazioni.
Matteo Flora è Professore in Sicurezza delle AI e Superintelligenze all’European School of Economics Roma, esperto in Corporate Reputation & Business Storytelling, CyberSecurity e Data Driven Strategies. Ha fondato The Fool, leader italiano in Customer Insight, co-fondato The Magician per l’advocacy in contesti di crisi, LT42 per l’automazione legale, e 42 Law Firm per la trasformazione digitale. Presiede PermessoNegato APS, supporto tecnologico alle vittime di Revenge Porn, e ha co-fondato il Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti Digitali. È stato Future Leader IVLP del Dipartimento di Stato USA, editorialista, keynote panelist, podcaster per Forbes e conduce Ciao Internet!, una video-rubrica che parla di algoritmi e regole che governano macchine e umani.